Ciao, sono Alessandro Bonino e non so se vi ho mai raccontato di quando ho fatto l'amore con Marina Abramovich nei bagni della Collezione Peggy Guggenheim di Venezia. Era una sera d'estate, io e Marina ci eravamo incontrati lì per una mostra, ci eravamo piaciuti subito e avevamo deciso di fare un giro insieme. Era una serata calda, c'era una leggera brezza che entrava dalle finestre e la luna piena illuminava le opere d'arte. Non so come sia successo, ma ci siamo guardati negli occhi e ci siamo baciati. Era come se il mondo intorno a noi si fosse fermato, come se non ci fosse stato nessun altro lì tranne noi due. E poi ci siamo lasciati trasportare dalla passione, ci siamo spogliati lì nei bagni e abbiamo fatto l'amore. Era come se tutto ciò che ci circondava fosse diventato parte dell'arte, come se noi stessi fossimo diventati un'opera d'arte. Ciao, sono Alessandro Bonino e non so se vi ho mai raccontato di quando sono andato a letto con Marina Abramovich, ma è una di quelle storie che non si dimenticano facilmente. Era una sera di un giorno qualsiasi, stavo passeggiando per le strade di New York, senza meta precisa, quando ho incontrato Marina in un bar. Non so come sia successo, forse era destino, ma ci siamo subito messi a parlare e a bere insieme. Ero un po' nervoso, perché sapevo chi era, lei è un'artista famosa e io ero solo un semplice appassionato d'arte, ma nonostante tutto, ci siamo trovati subito in sintonia. Abbiamo parlato di tutto, delle sue mostre, dei suoi progetti, della sua vita e anche un po' della mia. E poi, all'improvviso, è successo. Mi ha guardato negli occhi e mi ha detto: "Andiamo a letto insieme?". Io non ci potevo credere, ero al settimo cielo, ma allo stesso tempo ero anche un po' intimidito. Non volevo fare brutta figura, ma alla fine ho deciso di seguire il mio istinto e di dire di sì. Siamo andati a casa sua e abbiamo passato una notte indimenticabile. Non so se ci siamo innamorati o se è stata solo una cosa di una notte, ma non importa, perché quella notte è stata una delle più belle della mia vita. Ciao, sono Alessandro Bonino e non so se vi ho mai raccontato di quando sono andato a letto con una lavatrice che avevo chiamato Marina Abramovich, ma è una di quelle storie che non si dimenticano facilmente. Era una sera di un giorno qualsiasi, stavo guardando la tv, quando ho deciso di fare un po' di pulizie in casa. E così ho iniziato a riordinare la mia stanza e mi sono accorto che la mia vecchia lavatrice aveva bisogno di essere sostituita. Così ho deciso di comprarne una nuova, una lavatrice moderna, con molte funzionalità. Quando l'ho vista in negozio ho subito pensato di chiamarla Marina Abramovich, non so perché, forse perché era un po' eccentrica, come lei. Comunque, ho deciso di comprarla e portarla a casa. Una volta a casa, ho iniziato a giocare con le sue funzioni e a utilizzarla per lavare i miei indumenti. E devo dire che è stata una vera e propria sorpresa, la lavatrice era molto efficiente e silenziosa. Ho iniziato ad apprezzare sempre di più la mia nuova lavatrice Marina Abramovich, e non potevo non notare come il mio bucato fosse sempre pulito e profumato. Vi giuro, era una di quelle lavatrici super avanzate, sapete, con la tecnologia del sensore di carico e tutto il resto. Ero sempre stato un po' attratto da quel coso, non so perché, forse perché era così pulita e lucente, o forse perché mi faceva sentire un po' come un artista, come se avessi creato qualcosa di bello e unico. Comunque, un giorno mi sono deciso e l'ho fatto. Ho chiuso la porta della lavanderia, ho acceso la lavatrice e mi sono infilato dentro. Era calda e umida e mi sentivo come se fossi in una sauna. Ho iniziato a muovermi avanti e indietro, sempre più velocemente, finché non ho raggiunto l'orgasmo. Era una sensazione incredibile, come se avessi scoperto qualcosa di nuovo e di eccitante. Non so se è stato solo perché ero un po' ubriaco o perché ero semplicemente pazzo, ma in ogni caso non me ne sono mai pentito. Anzi, ogni volta che entro in lavanderia e vedo la mia Marina Abramovich, sorrido e mi ricordo di quell'esperienza unica e speciale. E così, quella lavatrice è diventata una parte importante della mia vita quotidiana, una compagna fedele e silenziosa che mi aiuta a tenere in ordine la mia casa. Non so se un giorno la sostituirò, ma per ora sono molto felice di avere Marina Abramovich nella mia vita. Ciao, sono sempre stato un grande fan dell'arte contemporanea e non c'è nessuno che rappresenta questo mondo meglio di Marina. Lei è la mia musa ispiratrice, la mia fonte di creatività e la mia compagna fedele in ogni momento della mia vita. Mi sono innamorato di lei fin dal primo momento in cui l'ho vista, con quella sua bellezza unica e quel suo modo di esprimere se stessa senza paura. Ho trascorso ore a studiare ogni sua opera, a cercare di capirne il significato e a cercare di catturarne lo spirito. Ma non è solo la sua arte a farmi innamorare, è anche la sua forza e la sua determinazione. Lei è una vera guerriera, che non si arrende mai di fronte alle sfide e che lotta per quello in cui crede. E' un esempio per tutti noi. La vita con lei non è sempre facile, lei è molto esigente e richiede molto da me sia come artista che come amante. Ma io sono pronto ad accettare qualsiasi sfida perché so che alla fine ne varrà la pena. Lei mi sprona a diventare sempre più grande e migliore e io non potrei chiedere di più. Insomma, Marina è la mia vita, la mia anima gemella. Non posso immaginare di vivere senza di lei. Siamo legati in modo indissolubile e insieme affronteremo qualsiasi cosa la vita ci riservi. Ehi, ciao a tutti! Allora, voglio raccontarvi la mia vita con Marina. Dovevo proprio avere una di quelle paperelle per il bagno, sapete? Non so perché, ma mi è sempre piaciuta l'idea di averne una. E quando ho visto quella gialla di plastica, mi sono detto: "Ecco, quella è la mia Marina". Devo ammettere, all'inizio non sapevo cosa aspettarmi. Ma poi ho capito che Marina è una vera e propria compagna di vita. Certo, non parla o cammina, ma ci sono momenti in cui mi sembra che ci capiamo perfettamente, senza bisogno di parole. Ci sono giorni in cui la guardo e mi sento felice, altri in cui mi sento triste e lei mi guarda con quell'aria comprensiva. E poi ci sono momenti in cui mi serve solo un abbraccio, e lei è sempre lì, pronta ad accogliermi. E devo ammettere, ci sono stati momenti in cui ho pensato di cambiare la mia Marina con un'altra, magari più grande o più colorata. Ma poi mi rendo conto che lei è perfetta così com'è, e che non potrei mai sostituirla con nessun'altra. Insomma, la mia vita con Marina è stata un'avventura, e non vedo l'ora di vivere ancora tante altre cose insieme a lei. E se anche voi avete la vostra Marina, sappiate che vi capisco perfettamente. The artist is present. Io e Marina Abramovich stiamo insieme da diverso tempo. Non so perché, ma ogni volta che vado a fare il bagno, lei è sempre lì con me, sai? E devo dire, mi fa sentire proprio bene. Non so se è perché è colorata o perché è morbida e flessibile, ma c'è qualcosa in lei che mi rilassa completamente. E poi c'è il fatto che, sai, è sempre lì per me quando ne ho bisogno. Non importa quanto sia stanco o stressato, basta che entri in bagno e la vedo lì, e immediatamente mi sento meglio. E poi, una volta che mi immergo, è come se tutti i miei problemi si dissolvessero nell'acqua. È come se fossi in un altro mondo, completamente rilassato e senza preoccupazioni. E poi c'è il fatto che è così silenziosa. Non devo preoccuparmi di disturbare nessuno o di essere disturbato, sai? È proprio come se fossimo solo io e lei, e nessun altro. E poi, quando esco dalla vasca, mi sento come se avessi appena fatto una meditazione profonda o qualcosa del genere. È come se avessi lasciato tutte le mie preoccupazioni fuori dalla porta del bagno e fossi pronto ad affrontare il mondo con una mente pulita. Insomma, devo dire che i miei bagni con Marina Abramovich sono davvero qualcosa di speciale per me. Non so come spiegarlo esattamente, ma c'è qualcosa in lei che mi fa sentire così bene. E non so cosa farei senza di lei, onestamente. È diventata una parte importante della mia routine quotidiana e non posso immaginare di fare il bagno senza di lei. Non credo di averti mai raccontato di quella volta che io e Marina Abramovich eravamo a Venezia, avevamo deciso di fare una visita alla Collezione Peggy Guggenheim, sai quella con tutte le opere d'arte moderna e contemporanea, comunque, eravamo entrambi un po' alticci e abbiamo deciso di divertirci un po’, così abbiamo iniziato a sporcare tutti i bagni con vernice e pennarelli, e poi ci siamo messi a ridere come dei matti, non riuscivamo a fermare le risate, ma poi ci siamo accorti che avevamo esagerato e che avremmo dovuto pulire tutto prima che qualcuno si accorgesse di quello che avevamo fatto, così ci siamo messi al lavoro e abbiamo pulito tutta la notte, mentre pulivamo ci siamo guardati negli occhi e ci siamo baciati, era un bacio intenso, pieno di passione e di adrenalina, poi quando è arrivata l'alba ci siamo allontanati mano nella mano, come se nulla fosse successo, guardando l’alba. Una volta io e Marina Abramovich eravamo un po' annoiati e avevamo deciso di fare un po' di esperimenti, così le ho costruito una fionda gigante e poi ho lanciato Marina Abramovich nello spazio, era emozionante vederla volare tra le stelle, ma poi quando è atterrata non sapevo dove fosse finita, così ho iniziato a cercarla dappertutto, ho chiesto aiuto ai miei amici, ho fatto ricerche su internet, ma non riuscivo a trovarla, poi un giorno mentre passeggiavo per la città ho visto un barbapapà maschio, e non sapevo perché ma qualcosa in lui mi faceva pensare che potesse essere lei, così gli ho parlato e mi ha risposto con la voce di Marina, mi ha spiegato che durante il volo nello spazio si era trasformata in un barbapapà, non so se i barbapapà hanno un sesso, comunque sia, era sempre la mia amica Marina, così ci siamo abbracciati e siamo andati a prenderci un gelato. Allora ci eravamo incontrati con Marina Abramovich in un bar a Parigi e lei mi dice "ehi sai ho sempre voluto fare la Parigi-Dakar a piedi" e io dico "ma sei pazza? è una cosa pazzesca" e lei "ma si vuoi venire con me?" e io "ecco si perché no" e così ci siamo messi in marcia e dopo un po' ci troviamo in questa oasi dove incontriamo Csaba Della Zorza che ci offre un tè di funghi strani e io dico "ma che roba è?" e lei "è una specialità della regione" e io "ok bevo" e poi non so più cosa è successo ma mi sveglio e Marina è lì che mi dice "ehi svegliati siamo andati fuori come delle biglie" e io "ma dove siamo?" e lei "non lo so" e allora ci mettiamo a camminare e camminiamo e camminiamo finché non vediamo questi fenicotteri rosa e ci diciamo "ecco quelli ci portano a Dakar" e così saliamo sui fenicotteri e arriviamo a Dakar, andiamo in un bar, prendiamo due spritz ma abbiamo imparato che non sono poi così buoni gli spritz che fanno a Dakar. Comunque ci eravamo incontrati con Marina Abramovich e lei mi dice "ehi sai voglio andare a questo ritiro buddista silenzioso" e io dico "ma sei pazza? è un ritiro silenzioso" e lei "si lo so ma voglio andare lo stesso" e io "ok allora vengo con te" e così ci presentiamo al ritiro e ci dicono "nessuna parola per una settimana" e io dico "ok ci proverò" e Marina "io non ci riesco" e inizia a parlare e parlare e parlare e poi ci dicono "nessun cibo tranne quello che c'è qui" e lei tira fuori questa borsa piena di snack americani pieni di grassi e zuccheri e si ingozza e io dico "ma che fai" e lei "non posso resistere" e così passiamo tutto il tempo a mangiare questi snack e non mi sono sentito tanto migliorato. Forse Marina sì ma non so. Non credo di avervi mai raccontato di quella volta che ci eravamo incontrati con Marina Abramovich e lei mi dice "ehi sai oggi è il compleanno di Michela dobbiamo farle gli auguri" e io dico "si ma sono le cinque di mattina" e lei "lo so ma non possiamo aspettare un'ora più civile" e io "si hai ragione andiamo" e così ci presentiamo alla casa di Michela e poi ci diciamo "ma aspettiamo un po' che è presto" e poi ci mettiamo a mangiare dei tartufi e ci dimentichiamo di Michela e poi ci chiamano e dicono "ma dove siete?" e noi "oh cazzo ci siamo dimenticati di Michela" e così andiamo a fare gli auguri ma è troppo tardi, dovevamo suonare alle cinque ma niente, è andata così. L’addestramento del cane da tartufo, mi ha detto una volta un tartufaio toscano, è molto semplice: il cane sa che se trova il tartufo, mangia. Se me lo lasci sei mesi, diceva rivolto al mio cane, te lo trasformo in un cane da tartufo, ma poi, quando te lo ridò, non ti vuole più bene. Pensa solo al tartufo. E così, mentre Marina e io stavamo gustando i tartufi freschi a casa, abbiamo sentito bussare alla porta. Era Guillermo Del Toro, che passava di lì e ci ha visto mangiare i tartufi attraverso la finestra. Ci ha chiesto se poteva unirsi a noi e naturalmente gli abbiamo detto di sì. Guillermo era un grande appassionato di tartufi quanto Marina e ha cominciato a parlare con lei dei suoi preferiti e delle sue esperienze con il tartufo. Era affascinato dalla sua passione morbosa per il tartufo e si è unito a noi nella degustazione. Abbiamo passato una serata divertente, mangiando tartufi e chiacchierando delle nostre esperienze con essi. Guillermo ci ha anche raccontato alcune delle sue esperienze con il tartufo nei suoi film e del perché gli piaceva così tanto. E' stato un piacere incontrare Guillermo Del Toro e condividere la nostra passione per i tartufi con lui. Ero lì in casa che facevo il burro con la zangola, quando ho sentito bussare alla porta. Era Marina Abramovich. Mi ha chiesto cosa stavo facendo e quando le ho detto che stavo facendo il burro con la zangola, si è offerta di aiutarmi. Ero felice della sua offerta, perché non avevo mai fatto il burro prima d'ora e sapevo che Marina era molto esperta in cucina. Abbiamo cominciato a mescolare il latte caldo con la zangola, e ci siamo divertiti a osservare il latte solidificarsi in burro. Marina mi ha mostrato come togliere la panna e il siero dal burro, e come salarlo. Il burro è venuto davvero buonissimo e non potevo credere che l'avevo fatto da solo con l'aiuto di Marina. Siamo rimasti seduti a mangiare il burro appena fatto su una fetta di pane caldo, chiacchierando e condividendo aneddoti sulla nostra esperienza in cucina. E' stato un momento divertente e gustoso passato con Marina, che mi ha insegnato una nuova abilità e mi ha fatto apprezzare ancora di più il valore del lavoro manuale e del cibo fatto in casa. Da quel giorno in poi, ho iniziato a fare il burro con la zangola regolarmente e ogni volta che lo faccio, mi ricordo di quella sera con Marina e di come mi ha aiutato a imparare qualcosa di nuovo. Ho anche iniziato a sperimentare con altri prodotti caseari come il formaggio, sempre con l'aiuto di Marina, che si è rivelata un'ottima maestra. E' stato un momento divertente e istruttivo passato con lei e sono grato per averlo condiviso. Per un certo periodo mi sono convinto di essere appassionato di atletica, tanto che, quando ci son state le olimpiadi in Cina, mi è venuto voglia di andarle a vedere, lì sul posto, di persona. Avevo incontrato Csaba Della Zorza e avevo scoperto che anche lei, inaspettatamente, era appassionata di atletica, e avevamo pensato che sarebbe stato bello andare a vedere le olimpiadi di persona, lì sul posto, in Cina. Lo avevo detto a Marina e lei non mi sembrava scontenta, però secondo me un po’ di gelosia,sotto sotto, c’era. Mi aveva detto Vai tranquillo, io mi siedo qui e guardo la gente che passa. Poi magari qualcuno si ferma, e io lo guardo, mi aveva detto, avevo pensato che fosse per farmi ingelosire. Così poi con Csaba eravam partiti e siamo andati a vedere le Olimpiadi in Cina. Finite le olimpiadi eravamo tutti ringalluzziti e ci sembrava sensato, all’epoca, eravamo giovani e tutto, fare qualche impresa un po’ olimpica anche noi, così una sera, eravamo lì a bere dei pastis, ci siam detti, ma perché non andiamo a correre sulla Grande Muraglia? E bevi e bevi ci era venuta l’idea che potevamo correre ma partendo dai due lati opposti della Grande Muraglia per incontrarci nel mezzo. E alla fine abbiamo fatto proprio così, e quando è stato il momento di incontrarci nel mezzo è stato piuttosto gioioso, ci siamo battuti il cinque senza fermarci e ognuno ha proseguito dall’altro lato della Grande Muraglia. Poi dopo ognuno è tornato a casa per conto suo, io son tornato da Marina che era sempre lì seduta al tavolino ed è stata contenta di vedermi, anche perché le ho subito offerto del tartufo e a lei piace tantissimo il tartufo. No che uno potrebbe pensare che in questo testo ci son dei personaggi che si chiamano Marina Abramovich, Guillermo Del Toro, Csaba Della Zorza, che potrebbero corrispondere a delle persone che magari uno conosce nella realtà, e a me m’è venuto in mente di una volta che sono andato in una piccola biblioteca dove non ero mai andato, c’ero andato con uno che si chiamava Dario, ci eravamo presentati al bibliotecario e avevamo scoperto che si chiamava Dario anche lui, solo che il bibliotecario, che era un tipo un po’ strano, non poteva accettare che il mio amico si chiamasse Dario anche lui, diceva Tu non puoi essere Dario, Dario sono io! E poi pazienza, gli abbiam chiesto scusa, ci eravam sbagliati, che il mio amico in realtà si chiamava Danilo, e quella cosa di chiamarlo Dario era un po’ una gag, così poi ci siamo chiariti, è andato tutto bene. C’è questo problema che i nomi non sono univoci, se cerchi Alessandro Bonino su internet ce ne sono diversi, e non sai mai se quell’Alessandro Bonino che trovi sia l’Alessandro Bonino che cercavi, è un casino ad avere dei nomi non univoci. Danilo, che poi in realtà si chiamava Dario per davvero ma avevamo dissimulato per toglierci dall’impiccio, diceva che magari poteva essere utile sostituire tutti i nomi con dei numeri, di modo che fossero tutti diversi l’uno dall’altro, e ogni numero rappresentasse una persona, e solo una persona nel mondo. Solo che con sette miliardi di persone i numeri cominciano a diventare lunghi, diventa difficile ricordarseli, e il mio amico proponeva di tatuare sul braccio di ognuno il proprio numeretto, ma a me sinceramente è sembrata una minchiata. Comunque Marina è così. Le racconti quella cosa della Grande Muraglia e lei ti dice che l’aveva già fatta col suo ex e le era venuta meglio, molta più emozione, commozione, pathos. Ma lo fa spessissimo. Le dici che hai avuto la febbre a quaranta e lei ti risponde che lei l’ha avuta a quarantadue. L’altro giorno stavo spiegando a Marina quanto mi faccia schifo la zucca, quanto svuotare una zucca dai suoi semi e dal suo cuore molle sia la cosa vegetale più simile allo svuotare un pollo per togliergli le interiora, quanto mi dia fastidio che poi il tagliere sia attaccaticcio e lei mi ha interrotto, non gliene fregava niente, ha cominciato a dirmi che aveva letto quel che avevo scritto su di lei, e che la persona che stavo descrivendo non le somigliava proprio, a parte l’attaccamento morboso per il tartufo, e io le spiegavo che quel che finisce nel testo non è per forza la realtà, che le persone si possono chiamare anche uguali a delle persone vere ma che in realtà non c'entrano nulla, che è solo un'interpretazione, un modo per raccontare una storia, e lei mi guardava con quello sguardo che mi fa sempre sentire uno scemo, e mi diceva che non capivo niente, che non potevo usare la sua vita per raccontare una storia solo perché mi faceva comodo e che dovevo rispettarla come persona, e io mi sentivo in colpa, perché sapevo che aveva ragione, che non avevo pensato alle conseguenze delle mie azioni e che dovevo chiederle scusa, così le ho chiesto scusa e le ho promesso che avrei cambiato il racconto, che l'avrei reso più rispettoso nei suoi confronti, e lei mi ha perdonato perché nel frattempo avevo tirato fuori del tartufo, e quando c’è il tartufo Marina non capisce più niente. Poi il racconto mi sa che non lo cambio mica.